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Quali sono le differenze tra oro puro e lavorato?

oro lavoratoL'oro, fin dall'antichità, è sempre stato un metallo apprezzato sia come mezzo di scambio che come monile, caratteristiche che ha mantenute inalterate nel tempo.
Quando si parla di oro si tratta di comprendere quali sono le differenze sostanziali tra oro puro e lavorato e capire come avviene la fusione del prezioso metallo e la creazione dei lingotti.

Per oro puro si intende l'oro a 24 carati equivalente a 999 grammi di oro ogni 1000 grammi di leghe, mentre si parla di oro lavorato quando il metallo prezioso equivale a 750 grammi di oro 1000 di leghe e marchiato 18 carati, inoltre per essere lavorato viene mischiato con altri metalli come argento, rame, cobalto e quant'altro e, successivamente, trasformato in gioielli, monete o vari oggetti aurei. Pertanto, la differenza sostanziale tra oro puro e lavorato è la purezza. Va tenuto presente che il carato è sia l'unità di misura del metallo prezioso, corrispondente a 0,2 grammi, che l'indicatore della sua purezza. Per conoscere i carati di un gioiello o di un articolo d'oro sarà sufficiente leggere i numeri indicati sulla punzonatura posto al loro interno, oppure rivolgersi agli esperti del settore, quali i centri Compro Oro ed il Banco Metalli, che saranno in grado di farne una stima certa e corretta.

Per ottenere sia oro puro che lavorato si deve ricorrere alla fusione. 
La fusione dell'oro vecchio richiede un attento e lungo procedimento mediante il quale è possibile recuperare l'oro puro presente sia nei gioielli che gli oggetti d'oro. Per richiedere la fusione dell'oro è necessario rivolgersi ai centri specializzati, in possesso dei requisiti di legge per svolgere questa attività, meglio conosciuti come "Compro oro", sparsi su tutto il territorio per avere la certezza di avere un servizio impeccabile.

Il procedimento di fusione inizia con la sistemazione del metallo in un crogiolo di grafite, di argilla o di materiale refrettario poiché hanno la proprietà di resistere alla alte temperature. Nel contenitore viene aggiunta sia una piccola dose di borace, un composto del boro che ha la caratteristica di sciogliersi con facilità a contatto con l'acqua, allo scopo di sciogliere il metallo prezioso e, nello stesso tempo, di creare una pellicola protettiva finalizzata ad evitare l'ossidazione dell'oro da fondere, che di salnitro, un agente ossidante che una volta riscaldato si divide in nitrato di potassio ed in ossigeno gassoso, con la finalità di rendere la fusione ancora più liquida.
Una volta che il forno avrà raggiunto la temperatura di 1064 gradi si verificherà la fusione del metallo. Il crogiolo, a questo punto, viene estratto dal forno. Quindi, si procederà a colare l'oro fuso in contenitori di ghisa o di grafite, denominati staffe, precedentemente riscaldati per togliere l'umidità al loro interno e unti con dell'olio di lino al fine di agevolare il distaccamento della lega metallica. L'incaricato addetto al procedimento dovrà porre molta attenzione alla fase di colatura tenendo sotto controllo sia la temperatura che la rapidità con cui versa il metallo fuso, questo per scongiurare il pericolo che la colata si solidifichi a strati a discapito della fase successiva, ovvero dell'analisi di laboratorio, determinante per stabilire la quantità di metallo prezioso presente in ogni barra.
L'analisi viene eseguita su un piccolo campione dal peso di circa 0,25 grammi. Viene avvolto, prima, in un leggero rivestimento di piombo e successivamente da uno di argento. Quindi, lo si deposita in un crogiolo che viene rimesso in forno alla temperatura di 1150 gradi e qui lasciato fino a quanto tutto il materiale si sarà separato da ogni impurità presenti sia nell'oro che nell'argento. Al termine di questo procedimento si otterrà una piccola pallina che verrà trasformata, mediante un laminatolo, in una striscia molto sottile che andrà sistemata in un contenitore tarato , di solito di vetro, chiamato matraccio, per portarla all'ebollizione. L'operazione dovrà essere ripetuta per tre volte. Il prodotto che si ricaverà andrà sistemato in un colatoio e rimesso in forno ad un temperatura tra gli 800 ed i 1000 gradi per un'ulteriore cottura. L'esito sarà un piccolo panetto d'oro. Conteggiando il rapporto tra il peso iniziale e quello finale e moltiplicandolo per 1000, si conoscerà la purezza del metallo. Non va dimenticato che durante la fusione, l'oro si separa da eventuali altri metalli a cui era mischiato.

Con l'oro puro è possibile produrre i lingotti d'oro. Si tratterà, di seguire le regole della fusione e di fondere a 1064 gradi il metallo dopo averlo inserito in un crogiolo. A fusione avvenuta, il recipiente verrà rovesciato per fuori uscire l'oro liquefatto versandolo nel apposito stampo detto staffa. Una volta che si sarà raffreddato assumerà la tipica forma di lingotto ed avrà un titolo di 999,9 millesimi equivalente all'oro puro. Dovrà quindi essere pulito, eliminando ogni sua impurità presente sulla sua superficie e, successivamente, lucidato mediante immersione in acido solforico. Verrà quindi commercializzato come lingotto oppure lavorato per dare vita a gioielli e oggetti di vario tipo.

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